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Quanto piacerebbe rivedere le gesta di Alessandro Magno in un documentario TV? Ne hanno fatto un film molto fantasioso ma questo condottiero dell’antichità ha lasciato un’eredità ben più complessa in molte culture.

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Alessandro era un giovane Macedone che si trovò a cavalcare in tutti i sensi, gli eventi delle stasi politiche della Grecia classica, organizzò sostanzialmente una campagna militare contro il consolidato regno di Persia e lo inghiottì nel giro di pochi anni.
Così, un piccolo erede di una provincia periferica del mondo greco si trovò a incarnare le più alte ambizioni che la Grecia abbia mai sognato e visto realizzarsi.

L’espansione durò circa 6 anni e la gloria del regno più vasto dell’antichità durò altri 6 anni circa, per poi scomporsi in un nuovo assetto che lascia tracce ancora oggi.

Nel libro di Daniele è contenuta la profezia dell’avvento del regno di Alessandro Magno, in maniera concisa, essenziale ma solida.

Il re che avrebbe smantellato i due regni di Media e Persia, che opprimevano il popolo di Dio, sarebbe venuto da Occidente, leggiamo in Daniele 8:3-6, non avrebbe avuto la possanza tipica dei regni medi e persiani, ma li avrebbe respinti e distrutti; sarebbe stato talmente veloce da poter essere descritto come un capro che percorreva la terra senza toccare il suolo. le fonti storiche confermano che le campagne militari di Alessandro, accompagnato dal (mitico) cavallo Bucefalo erano rapide, inesorabili e trionfanti.
Fu abile nell’integrare popoli e culture, nel tentativo di sedare ogni rivolta prima di nascere, imponendo ai propri generali e viceré di sposarsi con donne locali, importando e deportando parte delle popolazioni, favorendo la diffusione di una cultura greca gradevole agli occhi dei conquistati.
Ma fu spezzato poco dopo e il suo regno si spaccò in quattro regni che ebbero vicissitudini dolorose.
Oggi, dei regni retti dai Diadochi non rimangono che vestigia archeologiche e idee nei confini territoriali di Turchia, Egitto, Iraq, Iran e un mosaico di territori travagliati, attorno ad Israele.
Ma la cultura ellenistica, sviluppatasi grazie ad Alessandro, la cosiddetta koinè èllènistikè, ha costituito la culla espressiva del Nuovo Testamento. La lingua convenzionale degli scambi culturali e commerciali per almeno tre secoli dalla morte di Alessandro fu lo strumento che Dio scelse per depositare la Nuova Alleanza con l’uomo.

NON fu il greco classico, NON fu il dialetto attico, né lo ionico, troppo impregnati di filosofia platonica e aristotelica, combattuta dall’apostolo Paolo (confronto Atti 17:15-34), ma fu la koinè, quella che oggi potremmo paragonare all’inglese “globish” che è parlato in tutto il mondo dall’industria, dalla ricerca scientifica e dalla diplomazia in ogni ambito internazionale; una lingua non isolata ma arricchita di valori biblici espressi da chi venne in contatto con il popolo eletto.

Cosa rimase dei Macedoni? Dopo varie conquiste, furono inglobati nell’impero ottomano e molti di essi furono deportati in Anatolia. Ancora oggi, un appellativo comune per indicare arrosti particolarmente grossi, grassi e gustosi è Iskender (Alessandro in turco) kebap, ma la loro cultura ellenistica è stata cancellata e riscritta secondo i canoni islamici imposti dalla dinastia ottomane.

I Tolomei furono sradicati dall’Egitto dopo la hijra di Maometto, altrettanto accadde agli altri. Ma il messaggio culturale è rimasto grazie all’arte, agli scritti e alle migliaia di fonti storiche che cominciarono proprio in quell’epoca ad assumere importanza nella coscienza umana e a essere scritte con sollecitudine.

Migliaia sono i manoscritti del Nuovo  Testamento, e persino papiri dell’Antico Testamento (ovvero la Bibbia LXX, o “dei Settanta”), scritti in greco in Egitto (per volontà di un faraone!) oggi ci danno una sorprendentemente PRECISA conferma della Bibbia che possiamo leggere.

Tutt’altro, invece, si può dire del fonte riguardante Alessandro Magno stesso, intrise di mitologia, di narrazioni fantastiche e di dati contraddittori, al punto che gli stessi storici coevi avevano da criticarsi al riguardo.

Allora possiamo meravigliarci che persino un re profetizzato a tratti come un Anticristo nell’Antico Testamento, nonostante tutto, fu strumento per portare avanti una parte del disegno di salvezza per l’umanità. O sarà anche questo un caso?